Ci sono persone che non hanno uno o più denti perché li hanno persi, ma ci sono persone che non li hanno “dalla nascita”: è il caso dell’agenesia dentale, un fenomeno tutt’altro che raro, ma che in determinate situazioni può comportare gravi conseguenze e, quindi, richiede attenzione e cure adeguate.
Quando si parla di “agenesia” ci si riferisce all’assenza (alla “non-nascita”) di un organo, nel caso specifico la mancanza congenita di uno o più denti, determinata dal fatto che non è presente il “germe”, cioè l’embrione del dente. La conseguenza è che quel dente resterà mancante per tutta la vita: un problema di lieve entità se parliamo di denti da latte o, per esempio, dei cosiddetti denti del giudizio (di cui moltissime persone sono totalmente o parzialmente prive). Ma, quando questo disturbo riguarda i molari o i denti frontali permanenti, le conseguenze vanno valutate con grande accuratezza.
Il fatto che i denti permanenti non si formano può produrre nell’arcata dentale degli spazi vuoti, e quindi un disequilibrio nella distribuzione dei denti e un’instabilità generale. Ovviamente, la serietà delle conseguenze dipende in larga parte dal numero e dalla tipologia dei denti mancanti. Una stima sulla popolazione mondiale indica un’incidenza dell’agenesia dentale tra il 2% e il 6% e arrivare fino al 10%, a seconda della popolazione (e della presenza di fattori come malattie genetiche) presa in esame. In Italia, l’agenesia dei denti colpisce il 2,6% della popolazione, con una quota più alta di donne rispetto agli uomini e una decisa prevalenza della mancanza dei terzi molari (cioè i denti del giudizio), mentre è più rara l’assenza dei denti anteriori (incisivi o canini).

Quali sono le cause dell’agenesia dentale?
Le origini di questo disturbo possono essere differenti e di svariata natura, anche se si possono indicare alcune cause più comuni:
- fattori ereditari e familiarità della patologia;
- fattori genetici come la trisomia 21 (sindrome di Down) o altre alterazioni genomiche correlate con anomalie dentali o cranio-maxillofacciali;
- trattamenti medici particolarmente aggressivi, come la chemioterapia;
- malattie somatiche come scarlattina o sifilide;
- malnutrizione;
- rachitismo;
- mancata formazione del germe dentale o ritardo dell’eruzione dentale (comparsa del dente permanente) durante lo sviluppo del bambino;
- distruzione, in seguito a traumi, del germe dentale;
- eventi traumatici o di natura infettiva ai denti.

Come si scopre l’agenesia dei denti?
La mancanza di uno o più denti è naturalmente un elemento che può essere osservato dal paziente stesso o, nel caso per esempio di bambini, dai genitori, che si possono accorgere di spazi vuoti in bocca o di un errato allineamento dei denti. Ma il fatto che si tratti di agenesia può essere diagnosticato da un dentista o un ortodontista durante una visita di controllo o un esame ortodontico, in particolare attraverso una valutazione clinica e una radiografia panoramica, che può aiutare a identificare la presenza di denti e di germi mancanti o non sviluppati e a indagare lo stato della struttura ossea. Questo controllo potrà anche verificare se si tratta di agenesia oppure di inclusione ossea: una patologia che porta il dente a restare all’interno dell’osso e non fuoriuscire. È importante definire di quale disturbo si tratta per capire come agire. Soprattutto per evitare potenziali rischi e conseguenze.
Quali possono essere le conseguenze dell’agenesia dentale?
È innanzi tutto importante considerare che, trattandosi di un fenomeno molto diffuso, possiamo parlare di gradi di gravità diversi, soprattutto in funzione del numero di denti interessati e della loro posizione. Per esempio, la mancanza di denti posteriori (molari e premolari) può essere considerata meno grave rispetto a quella degli incisivi e dei canini, perché questi ultimi non svolgono solamente un ruolo masticatorio, ma anche estetico (e quindi sociale) e sono coinvolti nella fonazione,
cioè nella pronuncia dei suoni. I canini, inoltre, rappresentano le guide di chiusura delle arcate. È naturale, inoltre, che un’agenesia totale (cioè la mancanza di tutti i denti) è ben più grave di un’agenesia che riguarda solo uno o due denti.

Le tipologie di agenesia dentale sono infatti diverse:
- l’agenesia parziale (o ipodonzia) riguarda un numero di denti inferiore a 6;
- l’agenesia multipla (o oligodonzia) è relativa all’assenza di più di 6 denti;
- l’agenesia totale (definita anche ablastodonzia e particolarmente rara) è correlata alla mancanza di tutti i denti.
Le conseguenze che si possono verificare a causa dell’agenesia dei denti sono di varia natura e gravità, in base al numero e alla posizione dei denti e anche ai rimedi che vengono (o non vengono) utilizzati. Tra queste ci possono essere:
- problemi di masticazione e digestione: la mancanza di denti può rendere difficile masticare e digerire gli alimenti;
- problemi di allineamento dei denti, con conseguenti problemi di occlusione e malocclusioni;
- problemi estetici, con relativi problemi sociali e di autostima;
- problemi di linguaggio: la mancanza di denti può influire sulla pronuncia di alcuni suoni e parole.
- problemi generali, come malattie gengivali e parodontali, che possono causare infiammazioni, infezioni e perdita ossea.
- problemi di sviluppo mascellare: la mancanza di denti può influire sullo sviluppo dell’osso mascellare.
- maggiore rischio di insorgenza di carie, in quanto la cattiva disposizione dei denti può rendere più difficoltosa la corretta pulizia dentale.
In pratica, le persone colpite da agenesia dentale possono avere difficoltà nel mangiare, parlare, vivere serenamente la propria socialità, con un evidente danno alla qualità della vita. Ecco perché è importante rivolgersi al proprio dentista per diagnosticare l’eventuale agenesia e individuare il trattamento più idoneo.
Si può curare l’agenesia dei denti?
I denti mancanti non possono evidentemente crescere, ma ci sono diverse terapie che possono porre rimedio agli effetti dell’agenesia dentale. In larga parte la scelta della terapia dipende dalla gravità dell’agenesia e dall’età del paziente.
Nel caso dei bambini può infatti non essere necessario intervenire, trattandosi dei denti da latte. In genere nei piccoli pazienti le agenesie sono diagnosticate intorno ai 6/10 anni, quando i denti decidui non cadono poiché non sono stimolati dai permanenti. Oppure cadono ma non ricrescono più. Per tali motivazioni consigliamo ai genitori di far sottoporre i bambini a una visita almeno intorno ai 7/8 anni di età per avere un quadro generale dell’arcata dentaria, e individuare in maniera precoce la presenza di uno sviluppo alterato e altre problematiche.

In ogni caso, è importante valutare la gravità dell’agenesia dentale in modo individuale e personalizzato, in modo da fornire il trattamento più appropriato per le esigenze specifiche del paziente.
Tra i trattamenti più efficaci ci sono:
- l’implantologia dentale, cioè l’inserimento nell’osso di viti in titanio sulle quali viene montata una protesi fissa in tutto e per tutto simile a un dente naturale, sia nell’aspetto sia nella funzionalità. Gli impianti dentali possono sostituire singoli denti o intere arcate dentali.
- le protesi dentarie rimovibili, parziali o complete, che possono aiutare a ripristinare la funzione masticatoria e migliorare l’estetica del sorriso.
- l’ortodonzia, che può consentire di allineare i denti rimanenti e creare spazio per i denti mancanti, attraverso l’utilizzo di apparecchi ortodontici tradizionali in metallo o le mascherine trasparenti Invisalign, che possono aiutare a migliorare l’estetica e la funzione dei denti.
- la chirurgia ortognatica, utilizzata per correggere i problemi di allineamento dei denti e dell’osso mascellare, tramite la manipolazione dell’osso mascellare per creare spazio per i denti mancanti o correggere problemi di occlusione.
La scelta della terapia viene effettuata dal dentista in funzione del tipo di problema, della sua gravità, dal tipo di osso del paziente e dalla sua età. Per esempio, i pazienti più giovani non possono sottoporsi a interventi di implantologia poiché non hanno ancora terminato lo sviluppo osseo: bisogna di conseguenza aspettare la fine della crescita, cioè un anno dopo il menarca per le ragazze e i 20-21 anni per i ragazzi.
L’agenesia dentale nei bambini.
L’agenesia dentale dei bambini può riguardare i denti da latte o quelli definitivi. Nel secondo caso, spesso il “campanello d’allarme” è la troppo prolungata permanenza dei denti da latte, che non cadono perché non vengono “erosi” dal dente permanente che sta uscendo. Ma diagnosticata l’agenesia dentale, come ci si comporta? Anche in considerazione del fatto che i bambini non possono essere trattati con l’implantologia dentale.

Nel caso di bambini o adolescenti in fase di sviluppo, sarà utile preservare il più, a lungo possibile i denti da latte fino a quando continuano a svolgere la loro funzione. Per conservare i denti da latte (che mantengono spesso la loro posizione in quanto non stimolati a cadere dal dente definitivo) è importante curare in modo accurato l’igiene orale e sottoporsi a controlli regolari dal dentista. Se il dente da latte non è sufficiente a mantenere lo spazio necessario oppure cade, allora sarà necessario utilizzare un apparecchio ortodontico definito “distanziatore”, che consentirà di mantenere i denti vicini nella giusta posizione ed evitare che invadano lo spazio dove, una volta terminato lo sviluppo osseo, verrà inserito un impianto. I distanziatori possono essere fatti di diversi materiali, comprese le mascherine trasparenti che possono esercitare la funzione di “mantenitore di spazio” e al tempo stesso garantire una discrezione che, in particolare in età adolescenziale, riveste un’importante ruolo nella vita sociale.
Nei Centri Implantologici Tramonte, i controlli di routine e quelli mirati a verificare lo stato di salute dei denti e del cavo orale, compresi quindi quelli dedicati all’agenesia dentale, sono molto accurati e la profonda conoscenza dell’implantologia, in particolare l’implantologia dentale a carico immediato di scuola italiana, consente di trattare l’agenesia di ogni tipologia e condizione con molta competenza e precisione, seguendo il paziente nelle diverse fasi del trattamento.