20 maggio 2020
“Leggo sulla stampa nazionale, trasecolando, che l’INAIL avrebbe emanato istruzioni per i bagnini, che in tempo di coronavirus non possono eseguire la respirazione bocca a bocca qualora un bagnante accusi un malore e necessita di questa manovra rianimativa. Incredulo, mi procuro il documento in questione e leggo quanto segue: “… attenersi alle raccomandazioni impartite dall’Italian Resuscitation Council nonché dall’Europen Resuscitation Council nell’esecuzione della rianimazione cardiopolmonare, riducendo i rischi per il soccorritore (nella valutazione del respiro e nell’esecuzione delle ventilazioni di soccorso), senza venire meno alla necessità di soccorrere prontamente e adeguatamente le vittime di arresto cardiaco. … si raccomanda di valutare il respiro soltanto guardando il torace alla ricerca di attività respiratoria normale ma senza avvicinare il proprio volto a quello della vittima e di eseguire le sole compressioni (senza ventilazioni).” Questo è un tipico esempio di trasformazione della verità, per ignoranza o per malafede, o per entrambe insieme. Io non nutro particolare simpatia per l’INAIL, anzi, ma meno ancora ne nutro per la scorrettezza e l’ignoranza e, in questo caso, mi vedo costretto, mio malgrado, a difenderlo. Se esistono raccomandazioni impartite da Istituti scientifici di riferimento non si possono disattendere dunque bene fa L’Istituto a riportarle e ad attenervisi. Ma il documento dell’INAIL parla di “raccomandazioni” e il significato esatto di tale termine sarebbe quello di atto con cui enti, organizzazioni o conferenze internazionali rivolgono un invito, non vincolante ma di alto valore morale, capace di produrre effetti vari, anche giuridici, ad adottare determinate misure o comportamenti. Non vincolante dunque. E’ un avviso forte ma non diminuisce il libero arbitrio di colui al quale è rivolto. Inoltre, è anche chiaramente espresso il concetto che non bisogna “venire meno alla necessità di soccorrere prontamente e adeguatamente le vittime di arresto cardiaco”. Dunque, non solo il soccorritore è libero di decidere cosa e come fare, ma resta vincolato al suo dovere di soccorritore fino all’estremo limite. Quindi non c’è proprio nulla da dire, da obiettare, o da scandalizzarsi o da fare del gratuito sarcasmo. Eppure i commenti scandalistici si sprecano su Facebook. Facebook è un posto fantastico, dove si trova tutto e il contrario di tutto, ma generalmente sempre molto superficiale. Io mi sono dovuto leggere un documento di 20 pagine per risolvere la fakenews, qualche volta non è neppure tanto semplice trovare il documento, ma prima di scandalizzarsi e condannare sulla base di una semplice voce, converrebbe verificare o sospendere il giudizio. E qui, mi dispiace, ma una tiratina d’orecchi alla stampa nazionale ci sta, e ai tutti quei giornalisti che, rinnegando l’etica professionale, si meritano lo sgradevole appellativo di pennivendolo andando a caccia di facili successi. Veramente tristi sono i tempi in cui la verità non ha più i suoi paladini. L’informazione, che dovrebbe essere una missione, s’è fatta lupanare”.
Prof. Silvano U. Tramonte