Il carico immediato in implantologia

Implantologia a Carico Immediato-Implantologia di Scuola Italiana. Il termine implantologia a carico immediato identifica il principio terapeutico di sottoporre un impianto appena inserito nell’osso ai carichi funzionali fin dalla fine della seduta chirurgica per ottenerne una migliore risposta ed una guarigione fisiologica. Questo termine, quello di implantologia a carico immediato, nacque presumibilmente alla fine negli anni ’60, quando l’implantologia a carico immediato assurse a dignità di atto terapeutico consolidato grazie alla genialità degli implantologi italiani che anticiparono di quarant’anni le verità scientifiche “scoperte” nell’ultimo decennio.

Numerosi i vantaggi dell’ implantologia a carico immediato
Sempre più spesso, in campo dentistico, si sente parlare di implantologia a carico immediato, una nozione ormai ampiamente accettata dalla comunità scientifica. Ma, quando si parla di implantologia a carico immediato, di che cosa si tratta esattamente?
«La metodica dell’implantologia a carico immediato si basa su un impianto speciale appositamente progettato per reggere denti fissi (sia pure provvisori), immediatamente dopo l’inserimento», spiega il dottor Silvano Tramonte, coordinatore e anima dei Centri Implantologici Tramonte a Stezzano (BG) e Milano  già docente del Corso di implantologia elettrosaldata presso la cattedra di Odontostomatologia dell’Università di Chieti, diretto dal professor Fanali, docente al master di implantologia dell’Università di Pisa e coordinatore didattico del primo Master Globale di Implantologia della Iapem: «In altre parole, chi deve sottoporsi ad una o più estrazioni dentarie, oppure ha bisogno di una protesi definitiva, può, nel corso di un’unica seduta dal suo dentista, a patto che pratichi un’ implantologia a carico immediato, uscire già con i denti provvisori fissi». Ma che differenza c’è tra l’implantologia tradizionale e l’ implantologia a carico immediato (cioè quello che, appunto, permette l’immediatezza del carico)? «Gli impianti tradizionali, chiamati anche «sepolti» o «osteointegrati» rimangono inseriti all’interno dell’osso, mandibolare o mascellare, per un periodo dai 4 ai 6 mesi e nascosti sotto la gengiva. Trascorso questo periodo, con provvisori mobili, l’implantologo deve tagliare la gengiva per la seconda volta per completare l’impianto con la parte protesica che porterà i denti definitivi. Nei casi di implantologia a carico immediato, invece, non è necessario alcun taglio gengivale. Attraverso un minuscolo foro (due mm) viene inserita una  vite in titanio, provvista di una parte destinata a restare fuori dalla gengiva (implantologia a carico immediato), che va ad occupare quello che era, in pratica, il posto della radice del dente. Il dente artificiale provvisorio viene quindi applicato sul moncone emergente dalla gengiva, lo stesso su cui, nel giro di 30-40 giorni, si applicherà il dente definitivo».

La riabilitazione orale, cioè la sostituzione di denti perduti nel corso degli anni, è una necessità che prima o poi capita a tutti di dover affrontare. Per tre pazienti su dieci, però, il percorso riabilitativo si presenta da sempre tortuoso e denso di incognite, poiché l’osso residuo è atrofico, cioè di dimensioni e di qualità insufficienti a consentire l’applicazione delle tecniche riabilitative tradizionali. Negli ultimi anni, sono state messe a punto specifiche metodiche, con lo scopo di consentire anche a queste persone di accedere alla riabilitazione orale con il minimo impiego di chirurgia, il che permette anche di abbreviare i tempi di applicazione delle procedure loro dedicate. Spiega il dottor Tramonte: «Il metodo ad oggi più consigliato a questi pazienti è l’incremento del volume osseo mascellare o mandibolare, per consentire poi l’applicazione delle tecniche implantari più diffuse, che utilizzano impianti di ingombro abbastanza elevato e poco maneggevoli. La procedura impiegata è il cosiddetto trapianto autologo di osso che consiste nel prelevare frammenti ossei da parti del corpo del paziente stesso (teca cranica o anca) e nel trapiantarlo nelle aree da incrementare in volume». Per quanto molto diffusa, questa soluzione può presentare inconvenienti, complicanze e controindicazioni. Inoltre, nella mandibola, in una percentuale molto elevata di casi, l’osso trapiantato tende a riassorbire in tutto o in gran parte . Continua Tramonte: «Per i pazienti che non vogliono o che, per qualche ragione (malattie sistemiche come il diabete, le cardiopatie, le iperlipidemie ecc), non possono affrontare il trapianto d’osso è quindi percorribile una strada alternativa, basata su impianti a carico immediato, capaci di adattarsi al poco osso esistente. Adottare l’ implantologia a carico immediato con impianti di titanio grado 2, di ingombro ridotto, consente il loro ancoraggio in punti sufficientemente solidi anche in un osso atrofico. Questa metodica poco invasiva offre anche l’importante vantaggio di abbreviare considerevolmente i tempi dell’intera riabilitazione, grazie al fatto che le azioni chirurgiche sulle mucose e sull’osso (e i conseguenti tempi di guarigione) vengono ridotti ai minimi termini. Una sola seduta è sufficiente per l’espletamento di tutte le operazioni che vanno dalla bonifica della bocca (estrazioni e altre procedure di igiene) all’inserimento degli impianti, prevalentemente senza tagli della gengiva. La seduta si conclude con il montaggio dei denti provvisori fissi. A questo primo appuntamento segue un’attesa di due, tre mesi, al termine dei quali le rimanenti procedure vengono espletate in sole cinque sedute: presa impronte, prova metalli, prova saldature, prova estetica, montaggio dei definitivi in titanio resina o oro ceramica o zirconio ceramica».

Nel caso dunque di implantologia a carico immediato si ha un notevolissimo risparmio biologico: la distruzione di tessuto osseo si riduce di circa l’80%. «Riuscire a curare senza aggredire e violentare il corpo, del resto, è uno dei sogni più antichi dell’uomo, ed è proprio questo l’obiettivo della bio-implantologia. L’implantologia a carico immediato presenta infatti un approccio rispettoso e mini-invasivo che caratterizza da sempre la Scuola italiana basata su implantologia a carico immediato e che ormai influenza sempre più anche la più diffusa implantologia svedese», sottolinea il dottor Tramonte. Un altro strumento formidabile che la continua evoluzione di questa branca dell’odontoiatria, quella cioè del carico immediato, ha messo a nostra disposizione è la saldatrice endorale. «Grazie ad essa è possibile effettuare all’interno del cavo orale vere e proprie strutture implantari», spiega Tramonte. «Il fatto che l’ implantologia a carico immediato utilizzi impianti provvisti di una parte che esce dall’osso, infatti, consente di collegarli tra loro mediante una saldatrice endorale, costituendo un blocco unico, invisibile dall’esterno e acquisendo elevata stabilità. «Nell’ implantologia a carico immediato l’impianto assorbe e disperde perfettamente il carico, anche durante le fasi di guarigione e in presenza di carenza d’osso».
In caso si debba procedere ad estrarre denti malati, adottando la tecnica dell’ implantologia a carico immediato, si può procedere all’inserimento immediato degli impianti subito dopo l’estrazione, con eventuali ricostruzioni ossee se necessarie. Essendo specifici strumenti di implantologia a carico immediato, questi impianti consentono, nella stessa seduta, l’applicazione dei denti provvisori. Il paziente non può masticare normalmente ma non dovrà esporsi all’imbarazzo di mostrare il difetto, soprattutto nei settori anteriori della bocca. Ci saranno limitazioni masticatorie per circa due mesi poiché gli impianti inseriti secondo la tecnica dell’ implantologia a carico immediato devono attendere il consolidarsi dell’osso. L’alimentazione sarà a base di alimenti tritati come consigliato. Con questa tecnica, il paziente può mostrare da subito i denti provvisori anziché delle gengive nude».

Tra i vantaggi dell’implantologia a carico immediato, oltre ad essere chirurgicamente poco invasiva, c’è anche quello di abbreviare considerevolmente i tempi dell’intera riabilitazione, poiché le azioni chirurgiche sulle mucose e sull’osso (e i conseguenti tempi di guarigione) vengono ridotti. In poche sedute nell’arco di un paio di mesi si passa dalla estrazione dei denti all’inserimento degli impianti e al montaggio dei denti provvisori fissi nella prima seduta, alla presa delle impronte fino al montaggio dei denti definitivi. I tempi sono proprio ridotti. L’implantologia a carico immediato più avanzata propone un’ alternativa, appositamente studiata per i pazienti affetti da mancanza di osso: «Grazie ad una tecnica di ultima generazione, il paziente può ricevere l’inserzione immediata di impianti specifici a carico immediato, senza che sia necessario il ricorso al prelievo osseo», spiega l’esperto. Come è possibile? «Tramite viti dall’ingombro molto ridotto e facilmente malleabili, vengono aggirate quelle formazioni anatomiche che presentano aspetti critici, effettuando inserzioni anche molto angolate e utilizzando al meglio i punti di ancoraggio pure in mandibole fortemente atrofiche», spiega l’implantologo.
Negli ultimi anni sono state messe a punto specifiche tecniche per consentire anche alle persone con cresta ossea ridotta di accedere alla riabilitazione orale con il minimo impiego di chirurgia e in tempi brevi. Una valida alternativa si basa su l’ implantologia a carico immediato di scuola italiana capace di adattarsi, nella quasi totalità dei casi, all’osso esistente. Questa particolare forma di implantologia a carico immediato impiega impianti in titanio grado 2 che consentono il loro ancoraggio in punti sufficientemente solidi anche in un osso atrofico, permettendo loro di adattarsi perfettamente alle condizioni esitenti.