La mancanza di denti e la necessità di dover eseguire degli interventi di implantologia è, a volte, una necessità difficilmente percorribile per alcuni pazienti affetti da più o meno gravi patologie sistemiche *.

Non avendo la terapia implantologica, in questi pazienti, certezza di risultato, frequentemente viene negata proprio a chi, oltre a dover affrontare e accettare le limitazioni date dalla sua malattia, deve anche subire il profondo disagio di una soluzione protesica inadeguata ed incompatibile con la qualità di vita desiderata, perché, magari, l’odontoiatra cui si è rivolto non utilizza le tecniche idonee al suo caso e dunque impone al proprio paziente una decisione non condivisa e non adeguata.

Il dottor Tramonte, da sempre, sostiene che prima di ogni altra cosa fa il medico e che un medico deve sempre prendersi cura di un paziente, come potrà e coi limiti imposti dalla medicina, ma scegliendo per lui la terapia migliore, che sia o no tra quelle da lui stesso praticate.

Se ad un malato inguaribile, non si negano le cure per garantirgli la massima sopravvivenza possibile, perché mai dovremmo negare le cure che gli permettessero di ottenere una riabilitazione protesica * fissa con il minimo impegno fisico e sfruttando al meglio la condizione ossea del momento per garantirgli il comfort di una protesi fissa e un carico immediato, magari?

Questo anche al paziente che non accetta la condizione in cui versa, costretto ad una protesi mobile*(dentiera), con tutti i disagi del caso, e soprattutto a quei pazienti che a causa della propria patologia debbono subire frequenti controlli ospedalieri e si devono costantemente “spogliare ” dei denti e rimanere a disagio e “nudi” per poter eseguire gli esami che la malattia impone.

A questi pazienti, opportunamente informati ed edotti che la terapia implantologica nel loro caso potrebbe non avere le percentuali di successo standard, possiamo però spesso offrire soluzioni implanto-protesiche * ad hoc e garantire una migliore e più confortevole qualità della vita, delle relazioni interpersonali e della soddisfazione del proprio senso del decoro personale alleviando la pena di una situazione già per altre patologie piuttosto compromessa.

Il dott. Tramonte ama ricordare il caso di un paziente che entrava ed usciva dagli ospedali e che ha portato i suoi impianti, pur con le dovute accortezze e necessari controlli, per gli 8 anni che la sua malattia gli ha concesso; e sua moglie, che nel comunicarci la sua morte, ci rincuorava perché sino all’ultimo era stato felice di non aver più dovuto togliersi la dentiera e rimanere a disagio oltre al patimento che già comportava il suo percorso.

Ecco perché, spesso, trattiamo, se lo desiderano, anche pazienti affetti da patologie limitanti o controindicanti per l’implantologia, anche perché ci sono impianti e tecniche speciali per sfruttare al massimo la condizione esistente senza utilizzare chirurgia ricostruttiva e con interventi decisamente poco invasivi; con la idonea collaborazione medico paziente si ottengono spesso ottimi risultati anche in questi casi.

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