Il Teatro della vita. Mai nome fu più consono a rappresentare un’unità di intenti e di valori, quelli che accomunano il palcoscenico dell’esistenza con la forte volontà di raccontarla. E Federico Buscarino, artista bergamasco, autore dell’omonimo libro fotografico in cui racconta la malinconica poesia degli Ospedali Riuniti di Bergamo, e il Centri Implantologici Tramonte lo sanno bene. A cementare un’assodata partnership lavorativa ci ha pensato infatti la collaborazione e il sostegno che lo staff guidato dal dottor Silvano U. Tramonte e dalla moglie Daniela Salvatori ha dato a favore di un lavoro riconosciuto da subito per il grande valore civile. A legare quindi il prezioso lavoro di Buscarino con la presenza significativa dei Centri è stata la naturale predisposizione degli Studi a calcare il teatro della vita di ciascuna singola persona che si affaccia al portone di Villa Moroni o Piazza Castello. L’attenzione alla persona, il valore della presenza, la sensibilità verso il prossimo, verso la memoria e la storia, ma anche e soprattutto verso la medicina e verso il concetto di paziente sono infatti i talenti che Stefano e Silvano Tramonte, padre e figlio, si sono passati di mano nel corso degli anni. I Centri, infatti, sposando la causa del “Teatro della vita”, sono diventati attori protagonisti di un’alleanza vera tra arte e sanità, testimoni della memoria dell’attesa. Un’alleanza che nasce dallo stesso principio, che accomuna appunto arte e sanità, realtà strette imprescindibilmente dalla volontà di prendesi cura della persona e di curarla. Uno stile, un atteggiamento speciale e distintivo che ha portato i Centri a essere sempre in prima linea nei confronti del paziente-persona e che li ha portati anche, nel corso degli anni, a sostenere iniziative di carattere sociale come, ad esempio, quello legato ai volontari della sezione di Treviolo del 118. Perché i Centri Tramonte non amano stare dietro le quinte, rimanere in sala d’attesa ma, al contrario, tirare quella tenda verde che fa varcare la soglia, che fa vedere più in là del proprio naso, che apre al Teatro della Vita.