Le patologie cardiovascolari rappresentano da sole il 44% di tutti i decessi che avvengono in Italia dunque sono patologie estremamente diffuse e non è difficile pensare che un gran bel numero di pazienti anziani di uno studio odontoiatrico soffrano di una patologia cardiovascolare. E proprio i pazienti anziani saranno quelli che più frequentemente necessiteranno di interventi chirurgici di qualche tipo, soprattutto implantologici per la riabilitazione di edentulie  ( mancanza di denti)  più o meno estese.
L’aspetto comune di questi pazienti è proprio l’ansia nei confronti della chirurgia, la preoccupazione per la seduta e la difficoltà di sopportare l’intervento e lo stress che vi si accompagna. Tutti questi pazienti possono essere sottoposti, dopo attenta valutazione e controllo, ad interventi implantologici ma è importante che tali interventi siano meno invasivi e traumatici possibile. Proprio per questi pazienti sono particolarmente indicate le tecniche chirurgiche dell’implantologia di scuola italiana, le meno invasive in assoluto, le meno traumatiche ed eseguibili nel minor numero di sedute. Pazienti con queste patologie assumono frequentemente diverse categorie di farmaci, tra cui anticoagulanti, che rendono i sanguinamenti più copiosi e di maggior durata. Anche per questo motivo l’implantologia più indicata sarà quella a minor insulto sui tessuti molli e quella che richiede interventi chirurgici limitatissimi, senza tagliare la gengiva, che diano postoperatori facilmente trattabili con basse dosi di antinfiammatori che interferiscono con questa classe di farmaci. Ridurre al minimo la chirurgia è importante per questi pazienti per due motivi importantissimi:

1) ridurre la chirurgia significa ridurre lo stress e l’ansia che ad essa si accompagna
2) mantenere la chirurgia a livelli assolutamente minimi, senza neppure tagliare la gengiva (dunque il paziente non vede il bisturi!) significa non dover modificare la terapia anticoagulante in atto.

A tal proposito, è necessario che l’implantologo rilevi un’accurata anamnesi del paziente e prenda eventualmente visione anche della cartella cardiologica del paziente poiché la valutazione di una modifica del trattamento in atto è di pertinenza dello specialista di riferimento e dunque l’implantologo dovrà essere in grado di valutare la necessità di un consulto col cardiologo.

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