“Oggi vi parlerò di un professionista cui nessuno sfugge, spesso odiato e temuto: il dentista. La sua mala fama è legata al fatto che andare da lui costa un sacco di quattrini, non è affatto piacevole e, spesso, risulta anche deludente rispetto alle aspettative (quando finalmente ci si decide ad andarci).
Il punto è, però, che non sappiamo bene chi è il dentista: gli attribuiamo poteri che consideriamo ovvi, ma che si avvicinerebbero spesso alla magia, e questo genera aspettative sproporzionate rispetto alle sue effettive possibilità e, dunque, eccessive se non impossibili da soddisfare. Cerchiamo quindi di fare un poco di chiarezza.

Chi è il dentista?
Cominciamo col dire che il dentista è un chirurgo, piccolo, piccolissimo, ma qualunque cosa faccia è un pur piccolo intervento chirurgico. È importante definire questo perché ci consente di inquadrare meglio la natura terapeutica della sua azione. Infatti, mentre il medico a volte guarisce e a volte cura (dove guarire rappresenta la restituzione dell’integrità fisica, quel che si chiama restitutio ad integrum), il chirurgo non guarisce ma, poiché non riesce a restituire integrità, cura asportando pezzi, mutilando oppure sostituendo elementi naturali con elementi artificiali. E questo è, in qualche modo, un fallimento della medicina. Certo, a volte il dentista restituisce una integrità fittizia, come una ricostruzione estetica di un dente, un’otturazione, ma si tratta comunque di un pezzo appiccicato e inerte, non è mai l’integrum che era la parte persa di noi, viva e vitale. Qualunque cosa faccia il dentista, leva una parte malata e la sostituisce con una protesi, un sostituto artificiale che ha lo scopo di ridare forma e funzione, ma mai la restituzione dell’organo perso. E anche ridare forma, e dunque estetica, e funzione a volte è molto difficile e spesso impossibile. Nonostante i miracoli della chirurgia ricostruttiva, un osso ricostruito non è mai come un osso originario. Non lo sono nemmeno una gengiva e neppure un dente. Quel che il dentista riesce a fare per restituire estetica o migliorarla, è fittizio, forzato, persino contro natura a volte; se fosse solo un problema estetico potrebbe anche durare, ma dovendo anche, anzi, principalmente, sopportare una funzione gravosa e logorante, non è nelle condizioni di durare molto.

Chi è l’alleato del dentista? Il paziente!
Il buon esito di un intervento non dipende solo da quanto è bravo il dentista: il paziente gioca una parte molto importante. Quest’ultimo si porta dietro due incognite: la prima, che è ignota e immodificabile, è legata alla natura dei suoi tessuti, che possono essere più o meno reattivi, più o meno ricettivi, più o meno “forti” e resistenti; la seconda, e si può dire sia la più importante nella relazione medico-paziente per la buona riuscita dell’intervento, è la compliance, che non è altro che la collaborazione e l’impegno che il paziente saprà offrire nell’adattarsi alle istruzioni ricevute dal medico.
Talvolta non è solo il dentista a garantire il successo dell’intervento, ma è il paziente che si prende convenientemente cura del suo post-operatorio ascoltando e seguendo le terapie prescritte, nei modi e nei tempi prescritti. Seguendo quelli che gli saranno stati spiegati essere i protocolli di mantenimento.
Dunque è facile capire perché è così fondamentale che, se da parte del paziente non vi è una chiara comprensione della terapia o di come portarla avanti, non bisogna avere il timore di domandare o comunicare col proprio medico dentista e chiedere tutti i chiarimenti necessari.
I fattori d’insoddisfazione del paziente sono fondamentalmente due: la capacità dell’odontoiatra e le aspettative del paziente. Delle seconde abbiamo parlato: il dentista non può restituire gli anni perduti, la funzionalità o la bellezza perdute e tanto meno lo può fare quanto più si apre la forbice della coerenza delle richieste con l’età e le condizioni fisiche del paziente. Però, il dentista può mancare in capacità o in corretta visione terapeutica. La prima è qualcosa che non dovrebbe esistere ma che, esistendo, non trova soluzione. Più interessante, invece, appare il fenomeno della scorretta visione terapeutica, giacché questa dipende dalla formazione ricevuta. E la formazione ricevuta, oggi, non può prescindere da tecniche di comunicazione e di marketing, le quali, per loro natura, hanno una componente promozionale che, invece, la comunicazione tra medico e paziente non dovrebbe contenere.”

Il dott. Silvano Tramonte non è solo la figura di riferimento dei Centri Implantologici che portano il suo nome, ma anche e soprattutto un implantologo con decenni di esperienza e un nome di fama mondiale nel campo dell’implantologia dentale, in particolare quella a carico immediato. La sua visione e la sua filosofia implantologica e dentistica mira il più possibile a salvaguardare i denti e le strutture a loro connesse, preservando il più a lungo possibile gli elementi naturali di ogni paziente. Un approccio che nei Centri Implantologici Tramonte è quotidiano e imprescindibile e che tiene il paziente e il suo benessere al centro di ogni terapia e di ogni attività.