Una rubrica settimanale a cura del professor Tramonte, dedicata all’emergenza Covid-19. Un’iniziativa a cui abbiamo deciso di aderire con piacere per stare vicino ai pazienti e, più in generale, a tutti i cittadini. Un progetto che mira a racchiudere, puntata dopo puntata, considerazioni medico-scientifiche, aggiornamenti e consigli utili per fronteggiare la situazione e affrontare al meglio la quarantena.
«Ecco chi è il nemico da vincere»
LA RUBRICA Il professor Tramonte ci spiega le origini, l’evoluzione e l’incidenza del virus
STEZZANO – In piena emergenza CoronaVirus, lasciamo la parola
al professor Silvano Tramonte, medico chirurgo e implantologo
di fama mondiale, anima dei Centri Tramonte di Milano e Stezzano, che ha deciso di aiutarci a fotografare la situazione, dalla
sua origine ad oggi, di aiutarci a capire meglio, dal punto di vista
medico-scientifico, cosa sta accadendo, quali sono gli scenari attuali e quali quelli futuri. La sua sarà una rubrica, a puntate, nella
quale ogni settimana cercherà di sviscerare per noi alcune delle
questioni relative all’emergenza planetaria che ci ha colpiti. Questa settimana, il professor Tramonte ci spiegherà cos’é il CoronaVirus, come si sta evolvendo l’epidemia e in che modi il virus
colpisce le persone.
«Premetto che farò di tutto per essere divulgativo e non dilungarmi troppo, dunque semplificherò al massimo per essere
chiaro e distinguere le cose certe dalle ipotesi. Non sappiamo tutto purtroppo, dunque, a volte, dovrò ricorrere a ragionamenti deduttivi. Premetto, altresì, di non essere un virologo né un infettivologo né un epidemiologo: vi espongo, il quadro che di questo
evento mi sono fatto studiandone a fondo i dettagli e leggendo i
pareri dei veri esperti in materia, che in Italia sono davvero pochi, dato che non siamo un paese a rischio epidemie come i paesi
asiatici».
COME SI È EVOLUTA L’EPIDEMIA
L’inizio dell’epidemia in Italia vede due momenti fondamentali: il perché e il come. Per quanto attiene al perché la risposta è
una sola: non ci abbiamo creduto. L’epidemia ci è esplosa tra le
mani cogliendoci impreparati e addirittura increduli nonostante ci
fossero tutti gli elementi per sapere, prevedere, organizzarci e prepararci allo scontro. Abbiamo pasticciato, creato confusione con
dichiarazioni contraddittorie, soprattutto da parte degli esperti che
sicuramente sono stati consultati, al di là delle dichiarazioni pubbliche, incaute, poiché do per scontato che il governo avesse un
pool di esperti cui riferirsi. Le cause principali sono da ascrivere a:
credere che questa fosse poco più di una banale influenza.
Bloccare i voli dalla Cina non considerando che mantenerli sarebbe stato l’unico modo di controllare tutti coloro che dalla Cina
rientravano e che si sarebbero potuti mettere in quarantena. Così
chi rientrava dalla Cina lo faceva con scali intermedi rendendo
impossibili i controlli. Moltissimi imprenditori lombardi hanno
interessi produttivi o commerciali in Cina e questo spiega contemporaneamente il perché e il come si sia evoluta l’epidemia.
Non procedere all’immediato riconoscimento degli infetti e dei
loro contatti in modo da isolarli. Stiamo parlando di un virus nuovo, per il quale non abbiamo immunità acquisita (quella che si
ottiene col vaccino o con un’esposizione al patogeno), per il quale
non esiste una terapia specifica e contro il quale l’unica difesa è
l’isolamento degli infetti.
Il tempo d’incubazione e la contagiosità. Di questo virus non
sappiamo nulla. Pare che il tempo d’incubazione sia variabile da
pochi giorni, 2 o 3, fino a 20, a seconda della gravità dell’infezione. Questo fa sì che coloro in cui l’incubazione dura 20 giorni,
se asintomatici o paucisintomatici (più dura l’incubazione e di
norma meno grave è l’infezione) possono tranquillamente circolare e infettare un numero incredibile di persone che a cascata ne
infetteranno altre. Inoltre, non sappiamo con certezza quando l’infetto diventa contagioso, io penso che sia un virus altamente variabile capace di instaurare con l’ospite una relazione specifica di
caso in caso in virtù proprio e anche della variabilità della risposta
immunologica.
Non creare corridoi sanitari. Questo è un fatto fondamentale
che ha accelerato la diffusione del contagio. I corridoi sanitari sono percorsi ideali e strutturali che portano il potenziale contagiato
a tutte le verifiche e gli eventuali trattamenti già in condizioni di
isolamento in sedi dedicate senza commistione con malati ordinari e preso in carica da personale istruito all’uopo e dotato di tutte
le adeguate difese anticontagio. Quel che molti di voi hanno visto,
tanto per capirci, quando è rientrato in aereo quel nostro connazionale positivo che si vede sul lettino in una tenda d’isolamento
circondato da 4 o 5 sanitari completamente scafandrati per proteggersi dal contagio… Quanto al come possiamo considerare, a
parte quanto già detto, che:
Il contagio avviene fondamentalmente per contatto diretto con
persona contagiata, quindi gli ospedali, quando sono cominciati i
ricoveri per polmoniti atipiche sono stati i luoghi in cui il contagio
per contatto è avvenuto più concretamente: tra operatori sanitari e
malati e tra malato e malato. Ma anche e soprattutto dopo, quando
son o cominciati i ricoveri riconosciuti COVID, si è continuato a
riceverli in ospedali normali e mescolandoli agli altri ammalati e
affidandoli a personale non istruito e non attrezzato. Ora, qui, a
mo’ di documentazione relativa al problema e tanto per chiarire,
riporto unn trafiletto dal Corriere del 2 febbraio c.a.
«Come da programma l’ospedale speciale per i malati di Coronavirus è stato costruito in 10 giorni: completato il 2 febbraio
diventa operativo il 3 febbraio dopo l’inaugurazione. La struttura
nota con il nome di Huoshenshan dispone di circa mille posti letto
e sarà gestita da medici militari per un totale di 1.400 dottori.
Oltre a Huoshenshan, la seconda struttura «gemella» per i malati
a Wuhan, chiamata Leishenshan, può accogliere i primi pazienti
dal 6 febbraio e dispone di 1.500 posti letto. Non è la prima volta
che la Cina costruisce un ospedale in tempi record: per la Sars nel
2003 a Pechino una struttura simile è stata realizzata in una settimana con l’impiego di 7 mila operai. All’inizio dei lavori gli ingegneri pensavano di poter ridurre ancora i tempi della costruzione a una settimana, invece ci hanno impiegato 10 giorni come
da progetto iniziale. Ecco le immagini dei lavori in corso (Ap)»
Questo significa che i cinesi hanno deciso di costruire questo
ospedale ai primi di gennaio e intono al 20 hanno cominciato. E
questo ha insospettito me, moltissimo, ma non avevo altro dato
che questo e quello che i cinesi avevano bloccato Wuhan, una città
di 11 milioni di persone, tante quante vivono in Lombardia, ma
deve avere anche in qualche modo preoccupato fortemente il governo, che sicuramente aveva a disposizione più dati di me, tanto
che il 31 di gennaio dichiara l’emergenza nazionale per sei mesi
(decreto pubblicato in GU). E perché i cinesi hanno costruito un
ospedale in 10 giorni? Ora lo sappiamo: perché avevano capito fin
dalla fine di dicembre, probabilmente, che avevano a che fare con
qualcosa di brutto e che dovevano costruire quel benedetto corridoio sanitario!!
Ma, ciononostante, dopo aver dichiarato l’emergenza nazionale tutto si ferma e sprechiamo l’intero mese di febbraio senza fare
assolutamente nulla ed è qui che intervengono esizialmente i pareri rassicuranti della maggioranza degli esperti e testimonial e
personaggi famosi (tranne poche eccezioni tra cui m’includo) che
sostengono, non solo con forza ma pure con dileggio per le pochissime voci discordanti, che il COVID19 è poco più che una
banale influenza nemmeno capace di fare tanti morti quanto le
classiche influenze stagionali, che non si muore per Coronavirus
ma con coronavirus. E che muoiono solo i vecchi già prossimi a
morire di malattie già in atto. E così, probabilmente, malgrado
avesse decretato l’emergenza nazionale, il governo si rilassa e finisce a fare esattamente l’opposto di quanto avfrwebbe dovuto,
finendo per favorire la diffusione, ancora silente del contagio, e
perdendo tempo preziosissimo per organizzare personale mezzi e
strutture.
COME COLPISCE IL VIRUS
Il virus non colpisce. Non dobbiamo pensare il virus come un
essere vivente con una volontà ostile. Il virus non è un essere vivente ma semplicemente una capsula di sostanza lipidica (grasso)
contenente un poco di acido nucleico (materiale genetico). E’
inattivo, privo di vita propria, privo di movimento. Privo di qualsiasi espressione vitale, men che meno di qualcosa che assomigli
alla volontà di fare. Per questo non sappiamo neppure bene come
classificarli, i virus, se appartenenti o meno al mondo animato. In
questo mondo ormai informatizzato possiamo dire che sono codici informatici, piccoli programmi che non hanno in se altro che
un’informazione operativa ma nessun mezzo per attuarla. Per attuarla hanno bisogno di entrare in un sistema operativo, ma non
possono farlo da soli, qualcuno ce li deve far entrare. E questo
qualcuno è esterno o interno al sistema operativo. Non a caso si
chiamano virus quei programmi che infettano e uccidono il nostro
computer.
Così i virus biologici, hanno bisogno di entrare in un essere
vivente, sono specie specifici, e una volta entrati in un corpo devono entrare in una cellula perché è lì che trovano il sistema operativo di cui hanno bisogno per attuare l’informazione operativa
di cui sono portatori: duplicarsi. In realtà il coronavirus non è aggressivo verso di noi, diciamo che che si fa gli affari suoi, quello
che ci uccide non è lui, ma la reazione immunologica naturale che
il nostro corpo mette in atto per combatterlo. A volte è tanto radicale da ucciderci. Il coronavirus colpisce le vie aeree e può localizzarsi a varia profondità. Non è un virus particolarmente pericoloso ma ha una caratteristica che lo rende diverso da tutti gli
altri coronavirus, che sono parainfluenzali (cioè danno una sindrome similinfluenzale ma più leggera): può arrivare fino alle
profondità polmonari e scatenare una polmonite virale primaria.
Le polmoniti solitamente non sono virali ma batteriche e dovute al
sovrapporsi di un’infezione batterica all’infezione virale, che perciò si chiamano secondarie, ma le polmoniti batteriche le possiamo curare benissimo con gli antibiotici, cui i batteri sono sensibili.
Ma non i virus, e questo virus è capace di scatenare polmoniti
virali nei confronti delle quali non abbiamo nessuna terapia. La
Terapia Intensiva, in frealtà, non è una terapia contro il virus, ma
un mezzo per consentire all’ammalato di respirare e continuare la
sua battaglia solitaria contro il virus, cioè il malato guarisce da sé e
con la terapia intensiva noi gli diamo solo la possibilità di continuare a combattere in proprio la sua battaglia fornendogli solo i
mezzi logistici: cibo e carburante biologico.
Dunque è piuttosto improprio dire che il virus colpisce ma sarebbe più corretto dire che lasciamo che entri dentro di noi (attraverso l’aereosol emesso da persone contagiate) o, addirittura,
lo portiamo dentro noi toccandoci naso bocca e occhi con le nostre
stesse mani, infette. E a questo punto possono succedere due cose
che dipendono grandemente dalla carica virale: se la carica virale
è bassa la reazione di difesa sarà tendenzialmente minima e sufficiente a contenere il fenomeno, svilupperemo una malattia leggera; se invece la carica virale è alta tendenzialmente avremo una
risposta immunologica aspecifica poderosa e andremo in polmonite interstiziale. Dunque non dipende solo dal virus ma da come reagisce il nostro sistema immunitario.
Prof. Silvano U. Tramonte