8 maggio 2020
l professor Silvano U. Tramonte, nella sua consueta rubrica, ci racconta come la Svezia ha affrontato il CoronaVirus.
Come tutti sanno, la Svezia ha optato per una politica basata su parziali limitazioni e soprattutto la coscienza e responsabilità dei cittadini. Niente politica dei tamponi, approntate aree dedicate per i contagiati. Dal punto di vista economico certamente la Svezia ha parato il colpo molto bene, ma sul piano umano? La Svezia è un paese che ha sviluppato un modello sociale molto particolare di cui si parla bene o male a seconda delle posizioni personali ma qui, ora, non voglio discutere la questione sociologica e nemmeno la filosofia esistenziale di una intera nazione. Lascio ad ognuno la libertà di pensarla come più gli piace, ciò nonostante una considerazione s’impone. Il prezzo di questo successo economico quale è stato? E’ presto detto, al 6 di maggio il bilancio della COVID 19 in Svezia è il seguente. L’Agenzia sanitaria nazionale ha diffuso i seguenti dati: i casi di Covid-19 nel Paese sono 23.918 e le vittime 2.941. Un tasso, come riporta il Guardian, di 291 per milione di abitanti, assai più alto di quello di Norvegia (40 per milione), Danimarca (87 per milione) e Finlandia (45 per milione), paesi in cui si sono adottate misure restrittive come in tutti gli altri paesi europei. Maggiore perfino di quello degli Stati Uniti, che è il Paese con più decessi. Anders Tegnell, l’epidemiologo che ha ideato la strategia svedese di contenimento morbido, pochissime restrizioni ed un uso limitatissimo dei tamponi confidando nella responsabilità della popolazione, avrebbe commentato nel corso di una conferenza stampa «È un numero spaventosamente alto». Non poteva fare altro, con quelle cifre. Oggi, tra l’altro, quei dati sono ancora peggiorati: 24.623 contagiati (+705) e 3040 decessi (+99). E questo nonostante il vantaggio di avere una popolazione nazionale di soli 10.302.984 abitanti alla data del 31 agosto 2019 con una densità piuttosto bassa pari a 23,1 abitanti per km2. Tanto per avere un termine di paragone, la densità, in Italia, è di 199,82 ab per km². Fin qui i dati, nudi e crudi. Ora s’impone una valutazione di altro genere, che riguarda il valore della vita umana, il peso etico delle decisioni di chi, contrariamente a quanto successo in Italia in cui un governo pasticcione e totalmente privo di idee e di una strategia ha abbandonato il paese al caos, opera invece scelte precise, determinate, sapendo esattamente perché, sulla base di un puro e freddo calcolo di convenienza nazionale. Io non entrerò nel merito di questa questione, lasciando a ciascuno la libertà di valutarla a modo proprio e considerare cosa sia preferibile, quale sia la scala gerarchica dei valori che più stima corretta. Ma, io credo, una riflessione sia d’obbligo.